CAPITOLO 1: A Caccia
La locanda, fumosa e chiassosa, era particolarmente affollata quella sera.
Me ne stavo in un angolo, appartato e pensieroso. Il sidro, ormai tiepido, oziava nel boccale denso e mellifluo.
Mi venne quasi un colpo quando sentii da dietro le spalle: “Sei mai andato a caccia di Draghi?”
Mi girai di scatto, e vidi un uomo alto. Emanava una particolare aura di saggezza che gli conferiva un aspetto ben più saggio e solenne dell'indefinita pellaccia che si portava addosso.
Lo squadrai da testa a piedi con un sopracciglio inarcato, e con fare dubbioso dissi: “Sono andato a caccia di molte cose...a caccia di speranze, a caccia di sogni, a caccia di amori...ma di Draghi mai. Sono anche andato a caccia di Chimere! Quelle si! ..mai trovate comunque. E cosa dovrebbe farmi credere che i Draghi esistano?”
“I Draghi esistono eccome!”, rispose lui sorridendo (gli occhi gli brillavano di un giovanile ardore) “E come esistono i Draghi esistono anche i Tesori!”
“Certo certo...” dissi scettico e annoiato. Feci per girarmi e tornare ai miei pensieri.
Rapido come un furetto però, rovistò avido nelle tasche del mantello, e mi porse una grossa scaglia luccicante e un gioiello grosso come una mela. Quasi me li gettò tra le mani.
Al tatto la scaglia pareva emanare calore, e non sembrava avere un colore specifico. Da qualsiasi punto la si guardasse non si riusciva a capirne la natura. Il gioiello invece era di un rosso brillante e grave era il peso nel mio palmo. Non ebbi tempo per controbattere e mi guardai nervosamente intorno, quasi a voler nascondere i due cimeli.
“Se vuoi saperne di più, dovrai partire con me. E non sarai solo. Avrai bisogno di alcuni compagni. Raccogli il necessario e attendimi qui alla locanda domani sera”.
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Il giorno dopo, quasi senza accorgermene, avevo già preparato i miei viveri e l'attrezzatura. Caricai sulla schiena il mio scudo a forma di “G”, assicurai al fianco la mia spada a forma di “L” e mi trascinai verso la locanda, confuso e guardingo allo stesso tempo. Ad attendermi, di fianco al focolare, c'era l'uomo della sera precedente, intento a chiacchierare distrattamente con altri quattro avventori. Le sagome di tre uomini e una donna mi parve di riconoscere attraverso il fumo denso del locale.
“Oh! Eccoti! Signori, questa è la vostra Guida”
Mi squadrarono “loro” da testa a piedi questa volta, la sensazione non fu piacevole.
“Beh, mi aspettavo di meglio” disse uno dei tre uomini.
“Concordo” disse un altro con fare curioso.
“Ahhh non badarci troppo amico!” disse il terzo dandomi una sonora pacca sulla spalla. “Qui siamo tutti nervosi, ma il Vecchio Amico dice che conosci il territorio di caccia come le tue tasche!”
“T..territorio di caccia? Come le mie tasche? Di cosa parli...”Vecchio Amico”, dissi, apostrofando di proposito l'epiteto tra l'offeso e l'imbarazzato.
“Ohohoh! Suvvia suvvia! Beviamo insieme e lasciate che vi racconti della nostra missione...sidro vero?” mi rivolse un'occhiata furba “Ah cara! Ti spiace andare dal locandiere e...”
“Non ci provare nemmeno Vecchio Gufo! Tua l'idea, tua l'impresa! E vedi di portarmi anche qualcosa da mangiare già che ci sei!” ...la donna del gruppo stilettò con lo sguardo il Vecchio e si diresse impettita verso una robusta panca di legno.
“Ahhh povero me!” e rise di gusto. “Raggiungi gli altri e non preoccuparti” disse con un sorrisetto, e scomparve nel trambusto del locale.
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Non saprei dire da quanto tempo il discorso stesse andando avanti, ma mi resi conto di non aver seguito quasi nulla del racconto. Solo le parole “Drago” “Tesoro” e “Impresa” rimasero impiastricciate nella mia testa come solide ragnatele.
“E allora così è deciso! Partiremo tra qualche ora. Il tempo di riorganizzare le idee e di pianificare il percorso meno pericoloso...vero ragazzo?” disse il Vecchio con fare goliardico. Gli altri mi guardavano con occhi ardenti e bramosi come se attendessero da me una risposta definitiva alle loro aspettative. <<< Avrai tutte le tue risposte a tempo debito, ma per adesso fidati e annuisci. Non vorrai fare preoccupare gli altri no? >>>
...mi resi conto che le parole del “Vecchio Amico” erano solo per la mia mente e non per le orecchie.
Dopo un attimo di esitazione, rivolto al gruppo, annuii con fare nervoso ma contenuto.
“Finalmente!” esclamarono gli altri all'unisono “Si va a Caccia!” alzarono di scatto i boccali al cielo ridendo e lasciandosi trasportare da un assordante entusiasmo.
Tutto questo, in qualche modo, mi sembrava di averlo già visto, già vissuto. Quando? Dov'ero? Con chi ero?
Il sapore dolciastro del sidro sulle mie labbra era l'unica certezza concreta in quel momento.